5 febbraio, 2019

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Scritto da: Redazione Opyn

I cinque avvenimenti del 2018 che hanno inaugurato l’era 2.0 del P2P lending

Nell’anno che ha cambiato il nostro settore, la prima IPO europea, una piattaforma FinTech diventa banca, le periferie del mondo entrano nel lending e l’Italia diventa leader nell’Europa Continentale 

Mentre ci avviamo verso un 2019 se possibile ancora più luminoso per il P2P lending italiano e globale, salutiamo il 2018 come l’anno dei record. Un anno in cui sono successe tante cose nel nostro settore e in cui, oltre a registrare volumi sopra le attese, le piattaforme hanno  compiuto un vero salto di qualità avviandosi verso la loro era 2.0. 

  • In questo post vogliamo ripercorrere il 2018 attraverso quelli che, dal nostro punto di osservazione, sono i 5 avvenimenti chiave degli ultimi 12 mesi.
 
  • Il primo è la quotazione di Funding Circle, la britannica fondata nel 2010 che ha cambiato il mondo dei prestiti alle piccole e medie imprese nel Vecchio Continente. L’annuncio dell’IPO è stato fatto attraverso la rete, dove tutto ha inizio e dove tutto si svolge per il FinTech. In un post sul blog,  Funding Circle ha dichiarato ufficialmente a inizio settembre che sarebbe stata la prima FinTech europea ad approdare in Borsa. La società è approdata alla London Stock Exchange il 4 ottobre dopo aver raccolto in fase di IPO 300 milioni di sterline. L’avvenimento è stato accolto come evento importante perché ha il potenziale per cambiare nuovamente il volto del FinTech in Europa, trascinandosi dietro altre quotazioni e ponendo i marketplace lending sullo stesso terreno delle banche tradizionali, almeno in Gran Bretagna. Funding Circle, in particolare, ha di fatto già superato le banche della City nel settore dei prestiti alle PMI – quelle che gli istituti tradizionali finanziano sempre meno e che, attraverso un referral scheme, reindirizzano automaticamente alle piattaforme. 
  • A proposito di FinTech che vogliono fare le banche: Zopa, uno dei leader britannici del P2P lending per i privati, ha annunciato a novembre di voler diventare la prima “banca della prossima generazione”. Per farlo ha raccolto 60 milioni di sterline di nuovo capitale  e dal 2016 ha lavorato all’ottenimento di una licenza. Dopo aver prestato 3,7 miliardi di sterline a circa mezzo milione di clienti nel Regno Unito, Zopa ha voluto offrire nuovi prodotti e servizi: conti correnti, conti deposito e carte di credito, ma anche prodotti di risparmio gestito (come gli Ifisa, i PIR inglesi che, al contrario dei nostri, possono comprendere strumenti FinTech). E, ovviamente, il core business dei prestiti, che è stato ampliato e approfondito in termini di gamma. Tutto fruibile tramite app con modalità semplici e a tariffefair. “Zopa è pronta per ridefinire l’industria finanziaria ancora una volta”, così il CEO Jaidev Janardana. Parole che da sole danno un’idea di cosa sia la disruption e accendono un campanello di allarme per le banche tradizionali.
     
  • Nel corso dell’estate si è scatenato il panico sul più grande mercato del P2P lending del mondo: la Cina. Panico agli sportelli virtuali delle piattaforme, titoli in discesa verticale in Borsa, fallimenti su fallimenti (118 a luglio e 57 a giugno, secondo i numeri raccolti da Bloomberg).Tra le società in crisi, figurano i nomi del gigante Qian88.com, di Lqgapp.com e Jinyinmao. Uno scenario apocalittico da crollo dell’Impero. In realtà, il crollo del mercato cinese non solo non ha messo a rischio il settore nel suo complesso (come abbiamo spiegato qui), ma non ha avuto (e non avrà) impatto fuori dai confini del Paese. Perché è dipeso, sostanzialmente, dall’improvviso inasprimento delle regole in un mercato che ne era del tutto privo (in cui non esisteva neppure un registro delle piattaforme). E in cui le truffe proprio per questo proliferavano. Nuove regole che hanno smascherato comportamenti illeciti, hanno provocato gran parte dei 200 fallimenti registrati. Ma in un Paese che  conta circa 2.000 piattaforme, questo numero si può considerare parte del fisiologico processo di selezione e consolidamento del mercato. Che, grazie alle nuove regole, diventerà realmente sano. 
  • Nel frattempo anche nel resto del mondo il P2P lending ha cambiato pelle. Il 2018 è stato l’anno in cui  si è consolidato come un trend realmente globale, invadendo anche le periferie e mostrando la sua potenza anche al di fuori dei centri finanziari occidentali di Londra e New York. Non solo e non tanto per la crescita esponenziale dei volumi, ma soprattutto perché nuovi mercati sono stati nel corso dell’anno regolamentati e quindi resi più efficienti. Dal Brasile, dove in aprile la Banca Centrale ha autorizzato formalmente l’operatività delle piattaforme di fatto consentendo di entrare in diretta competizione con le banche tradizionali; all’India, dove la Bank of India (RBI) ha pubblicato a luglio le linee guida che, ratificate in legge, disciplineranno il sistema (non è un caso che l’India sia considerata la prossima terra promessa dei prestiti online). In Australia, ad agosto, il governo ha avviato la possibilità per le FinTech locali di testare nuovi prodotti per 12 mesi, operando sul mercato senza licenza, restando all’interno di una “regulatory sandbox”. Altri sono poi i Paesi dove il P2P lending è relativamente giovane ma sta crescendo in maniera esponenziale: Indonesia e Israele. 
     
  • Infine, l’Italia. Il 2018 è stato l’anno in cui, da gennaio, il P2P lending è stato equiparato dal punto di vista della tassazione agli altri strumenti finanziari paragonabili (fondi comuni di investimento, azioni e corporate bond), con un’aliquota unica al 26%. Un atto dovuto, ma un primo sostanziale cambiamento che dimostra un’attenzione anche istituzionale nei confronti dello strumento. Nel frattempo i volumi sono cresciuti in maniera esponenziale (come abbiamo scritto qui): oltre 250 milioni di euro erogati nell’ultimo trimestre (+90% anno su anno) e 763 milioni nell’anno (+125% rispetto al 2017). Con il 2018 ben sopra le aspettative di 1,2 miliardi, di cui un miliardo imputabile al solo sotto segmento dei prestiti alle imprese, l’Italia si conferma uno dei Paesi con la maggior fetta di erogato in Europa: il Vecchio Continente (ex Regno Unito) ha originato cumulativamente tra lening alle PMI e invoice trading 1,624 miliardi di euro, dato calcolato dal più importante provider europeo del comparto, contro gli 1,2 miliardi tutti italiani.  

Ora resta da capire quando il P2P lending, che non è più così di nicchia, potrà entrare nei PIR come strumento di credito alle PMI italiane.

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