Come ogni investimento, anche il P2P lending non è esente da rischi. Il principale – è bene dirlo – è che le imprese a cui prestiamo denaro non lo restituiscano, un pericolo che esiste sempre quando si ha che fare con strumenti di debito quali sono, per esempio, anche i corporate bond. Tuttavia cerchiamo di abbassare il più possibile il rischio utilizzando almeno tre strumenti di mitigazione della rischiosità che offrono al prestatore a tutti gli effetti una “protezione”, oggetto di questa ultima puntata della nostra rubrica sulle parole di BorsadelCredito.it.
Vediamo in dettaglio come proteggiamo gli investimenti dei prestatori:
▪ La selezione molto attenta delle aziende che ottengono un prestito sul marketplace. Oltre il 90% delle imprese richiedenti non supera la verifica di fattibilità, che ha paletti volutamente stringenti perché il primo passo per minimizzare l’impatto delle perdite è selezionare progetti di qualità. La selezione inizia con analisi quantitative, quindi sulla storia creditizia e sui dati economico finanziari, per poi andare a integrare queste informazioni con altre di tipo qualitativo, entrando direttamente in contatto empatico con chi guida l’azienda.
Per quanto molto approfondita, grazie soprattutto alla tecnologia la valutazione è precisa e rapida, in modo da dare anche al richiedente un’esperienza che non trova sui canali tradizionali.
▪ La diversificazione estrema che applichiamo all’investimento è il secondo strumento di protezione. Il capitale versato viene frazionato con un obiettivo dell’1% (ciò vuol dire che, ad esempio, 10.000 euro vengono suddivisi all’incirca in 100 prestiti da 100 euro l’uno). Questo permette di spalmare il rischio e di minimizzare l’impatto che sul portafoglio complessivo avrà un eventuale ritardo nella corresponsione delle rate o un impagato.
▪ Ultimo, ma non meno importante, il Fondo di protezione. Si tratta di un salvadanaio dove ogni PMI, secondo una percentuale che varia in base a merito di credito e durata del prestito, versa una quota che servirà a formare un tesoretto a cui attingeremo nel caso in cui ci saranno rate non pagate e non più esigibili (dopo almeno 12 mesi dal primo impagato e dopo ogni azione di recupero e mediazione civile e giudiziale).
L’unione di questi 3 fattori ha fatto sì, finora, che nei primi 3 anni di attività della nostra piattaforma nessuno dei nostri oltre 1.500 prestatori attivi abbia perso capitale, portando a casa il rendimento atteso.
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