Un nuovo record per BorsadelCredito.it che nel solo mese di novembre ha erogato oltre un milione di euro in prestiti alle aziende, sfondando la soglia dei 6 milioni. I prestiti erogati sono 230, 17 in più rispetto a ottobre, con un ammontare medio nel mese di quasi 59mila euro.
Il rendimento per i prestatori al momento si attesta sul 5,60%, al lordo della tassazione (che, lo ricordiamo, corrisponde alle aliquote Irpef sul reddito e varia dal il 23% per i redditi sotto i 15mila euro fino al 43% per quelli sopra i 75mila euro). Svetta rispetto al rendimento del p2p britannico che ha segnato una lieve discesa a 5,11% (dati al 31 ottobre 2016).
Il confronto con i rendimenti delle altre classi di investimento continua a dare grandi soddisfazioni agli investitori in p2p lending: i conti deposito vincolati al primo dicembre 2016 hanno offerto un rendimento medio dello 0,72%, corrispondente a un guadagno di circa 53 euro al netto del 26% di ritenute, su un ticket di ingresso di 10mila euro. Il Btp a cinque anni ha registrato un rendimento dello 0,35% – pari a 31 euro di guadagno al netto di una tassazione agevolata al 12,5%; mentre i bond corporate hanno reso in media sui 12 mesi il 2,62% – che equivale a meno di 200 euro di reddito netto. Il 5,60% di BorsadelCredito.it corrisponde a un guadagno netto tra i 430 e i 319 euro – a seconda dell’aliquota di tassazione che varia tra il 23 e il 43% – su 10mila euro investiti.
Tornando all’erogato, la fotografia geografica delle imprese che si avvicinano al p2p lending mostra un interesse piuttosto diffuso. La Lombardia è sempre in testa alla classifica per numero di prestiti: ne ha ottenuti in tutto 62; a seguire Lazio, Campania e Puglia (ognuna con 31 prestiti ottenuti); il Veneto è a quota 14, a 12 il Piemonte, a 11 la Toscana e ferma a 10 l’Emilia Romagna.
Il settore più attivo è quello dei servizi, con il 30,5% del mercato complessivo, seguito dal commercio (con una fetta del 23,5% dell’erogato); industria e produzione (15,7%), commercio all’ingrosso (13,5%) e Edilizia (10%) si dividono le quote più ampie. Il resto, un marginale 7%, è parcellizzato tra tutti gli altri settori.
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