8 maggio, 2019

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Scritto da: Redazione Opyn

Lo sviluppatore Gen X ferito dalla bolla di Internet che è tornato a investire con BorsadelCredito.it

“Ottimo rendimento con un meccanismo sofisticato e affascinante di controllo del rischio. Ma se ne parlo con parenti e amici cascano dal pero: facciamo più informazione!”. Parola di Franco De Stefano, che vive ad Abbiategrasso (Milano) e fa consulenze per la realizzazione di siti web e database.

Quando ero giovane ho vissuto la bolla delle dot.com, o meglio ne sono stato vittima insieme alla gran parte degli investitori. Però devo dire che erano anni in cui senza nessuna conoscenza si acquistava con la speranza di riuscire a speculare, solo per sentito dire. Successivamente non ho fatto molti investimenti, ho solo, sporadicamente aderito alle diverse proposte che mi arrivavano dalle banche”.

Franco De Stefano, libero professionista nel settore dello sviluppo di siti internet e database, vive ad Abbiategrasso, e ha 54 anni. Anche in questo caso, il prestatore testimonial di BorsadelCredito.it non è un Millenial, ma un esponente di quella Generazione X che è stata la prima a doversi confrontare con lavoro flessibile, pervasività della rete e crisi dei mercati.

Finché un giorno non ha conosciuto BorsadelCredito.it: come è successo e da cosa è stato attratto?

Mi sono imbattuto in Borsadelcredito.it navigando su Internet: la formula mi ha incuriosito e ho cominciato stanziando una piccola cifra che poi ho gradualmente aumentato in maniera consistente rispetto al patrimonio iniziale. La cosa che mi ha attratto di più è stato il rendimento che così elevato, nel medio termine, ha pochi concorrenti sul fronte dell’offerta. A meno di non accettare tipi di investimento decisamente più rischiosi.

Mentre ritiene accettabile il livello di rischio correlato al prodotto di BorsadelCredito.it?

Il rischio insito nel prodotto di BorsadelCredito.it è in capo all’azienda stessa che noi finanziamo e che potrebbe essere insolvente: ma esiste un complesso sistema di recupero elaborato da BorsadelCredito.it. Senza considerare che, essendo l’investimento fortemente diversificato in molti prestiti, il rischio risulta controllato.

Chi ha coinvolto in questa esperienza?

Mia moglie, che ora fa tutto in autonomia e gestisce l’investimento dal suo conto, e vorrei coinvolgere anche mia suocera che si lamenta di non avere mai il rendimento sperato. Il problema vero è che nessuno conosce questo prodotto: quando spiego questa cosa alle persone, tutti cascano dal pero, per lo più non hanno mai sentito parlare del P2P lending. Un’azione che andrebbe fatta è quella di diffondere di più la conoscenza di questo sistema virtuoso di finanziamento alle imprese, spingere il prodotto via internet, per far sì che le persone siano al corrente di questa opportunità.

Cosa altro farebbe se fosse BorsadelCredito.it?

Se attraggo tanti investitori ho bisogno di ancora più aziende da finanziare: la gente è attratta dalla percentuale di rendimento che ammonta a circa il 5% sul capitale che viene investito. Se il capitale viene prestato molto lentamente, giustamente anche per la diversificazione applicata che mitiga il rischio, diventa meno allettante per chi investe, nonostante la piattaforma applichi delle condizioni promozionali che permettono di ricevere rendimento anche sulle somme libere e non ancora prestate. Per cui bisognerebbe spiegare con sempre più forza anche alle imprese che questo è per loro uno strumento alternativo per finanziarsi in maniera efficiente e crescere: il P2P lending è uno strumento promettente, che funziona in maniera egregia e che può funzionare anche da volano per la ripresa dell’economia reale.

Complessivamente qual è il suo bilancio su BorsadelCredito.it? Qual è a suo avviso il maggior punto di forza del progetto?

Bilancio assolutamente positivo. Quello che mi piace particolarmente è il meccanismo del Fondo di Protezione che ha la capacità di restituire  al cliente il capitale impiegato in un prestito risultato inesigibile. Fortunatamente l’attivazione del Fondo è un evento estremamente raro perché la selezione a monte è molto rigida e fa gran parte del lavoro. Mi piace inoltre come il gruppo è organizzato: un sistema snello, elastico, non farraginoso e burocratico: l’opposto delle banche insomma, un’organizzazione funzionante che potrebbe fare scuola a tutte le aziende.

Infine, lo consiglierebbe anche al di fuori della sua cerchia familiare?

Veramente già lo faccio spesso e volentieri: tipicamente quando sento le persone lamentarsi per gli investimenti che hanno in banca in asset tradizionali. Però, ripeto, la reazione è prima di sorpresa, perché l’interlocutore difficilmente sa di cosa parlo, e poi anche chi prova a capire ha difficoltà a entrare nel meccanismo e a reperire informazioni affidabili. Se ne parla ancora troppo poco: e questo crea diffidenza. Ma maggior informazione in generale credo potrebbe aiutare lo sviluppo del mercato.

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