Il gran giorno è arrivato: da oggi, martedì 31 marzo, tutte le fatture emesse da aziende nei confronti delle Pubbliche amministrazioni dovranno essere in formato digitale. Si tratta di uno dei cambiamenti più interessanti per il sistema delle imprese italiane, per cui diventa quindi obbligatorio l’uso del web nelle normali operazioni di business.
Questo vale sia se si tratti di appalti milionari, sia se parliamo di un piccolo lavoro. Per i ritardatari, ricordiamo che per adeguarsi occorre fare utilizzo della posta elettronica certificata, delle firme digitali e di un software per archiviare i documenti in modo sicuro, da conservare almeno per 10 anni.
Come funziona l’obbligo della fatturazione elettronica nei confronti della pubblica amministrazione
non saranno più valide le fatture inviate in maniera tradizionale, stampate da un file doc o pdf e poi firmate a penna. La fattura deve essere salvata come Xml, firmata elettronicamente, inviata attraverso il sistema di interscambio preposto e conservata per 10 anni.
Chi la riceve potrà respingerla o accettarla e, in questo secondo caso, pagarla in tempi certi.
Quanto si risparmia?
Corriere.it ha fatto due conti, arrivando a ipotizzare che si potrebbero risparmiare 1,5 miliardi all’anno.
Secondo i dati aggiornati dell’Osservatorio del Politecnico di Milano, si è partiti il 6 giugno con oltre 9.050 enti pubblici della Pubblica amministrazione centrale (ministeri, Presidenza del Consiglio, Agenzie fiscali, Forze di Polizia, ecc). Dal primo aprile saliranno a bordo altri 12.450 enti (regioni, province, comuni, università, ecc). Complessivamente si parla di 21mila realtà e 46mila uffici.
Le fatture elettroniche già veicolate al momento sono circa 2,2 milioni. A regime ci si aspettano 50 milioni di scambi fra la Pa e i suoi 100mila fornitori abituali e 1,8 milioni occasionali. Risparmiano sia gli enti, 17 euro per fattura ricevuta, sia i fornitori, alleggeriti di una cifra compresa fra i 6 e gli 8,5 euro a documento. Ragionando su base annua si potrebbe arrivare a una convenienza di 1,5 miliardi, tenendo conto dei benefici dovuti alla riduzione dei costi delle varie attività e all’alleggerimento degli archivi e dell’aumento della produttività delle aziende coinvolte. Se l’intero processo, dall’ordine al pagamento, dovesse diventare digitale e si coinvolgessero tutte le aziende nostrane la cifra potrebbe toccare i 60 miliardi… continua a leggere su Corriere.it
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