5 agosto, 2022

9 min di lettura

Scritto da: Alice Casagrande

Carbon Footprint: cos’è, come si calcola e come ridurla


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Perché un’azienda possa dirsi davvero sostenibile, deve possedere determinati requisiti in termini di impatto ambientale. Un parametro chiave in questo caso è la Carbon Footprint, capace di quantificare le emissioni di CO2 prodotte da un prodotto o un’organizzazione. Conoscere questo valore è importante per ogni azienda attenta alle tematiche ambientali e climatiche e porta numerosi vantaggi, non solo per il pianeta.

Cos’è la Carbon Footprint?

La Carbon Footprint, in italiano impronta di carbonio, è un indicatore della quantità di emissioni di gas serra (come anidride carbonica, metano e idrofluorocarburi), legate alla produzione di un prodotto, all’erogazione di un servizio o alle attività di un’azienda in generale. Questo parametro, meglio di altri, riesce a misurare il reale impatto delle attività produttive analizzate sull’ambiente e sul pianeta.

La Carbon Footprint si stima in tonnellate prendendo come riferimento gli effetti associati alla CO2, il gas serra principale. Lo scopo di questa misurazione è quello di identificare una metrica da cui partire per implementare azioni di gestione dei livelli di emissioni verificati, attraverso attività di riduzione e di compensazione.

Questa analisi non riguarda esclusivamente il ciclo di vita di un prodotto ma è riportabile anche all’intera organizzazione. In questo caso si parlerà di Carbon Footprint delle Organizzazioni e si considereranno le emissioni prodotte nel corso di un esercizio aziendale annuale.

Perché è importante conoscere la Carbon Footprint: i benefici per le aziende

I benefici legati alla riduzione della Carbon Footprint per il pianeta sono evidenti e innumerevoli, soprattutto in un momento storico in cui il cambiamento climatico è più tangibile che mai. Ma le realtà che intendono calcolare e migliorare il proprio impatto ambientale possono ottenere dei vantaggi anche economici e legati al proprio business, fra cui:

  • Risparmio economico: grazie all’efficientamento dei consumi e al miglioramento dei processi aziendali anche le spese diminuiranno; senza contare le agevolazioni fiscali e gli incentivi dedicati alle imprese intente nel processo di transizione green.

  • Miglioramento della brand reputation: la definizione della propria Carbon Footprint è un ottimo modo per arricchire ulteriormente le attività di responsabilità sociale d’impresa già attive in azienda. E un posizionamento più green sarà sicuramente apprezzato dai consumatori sempre più critici e sensibili alle urgenti tematiche ambientali e climatiche.

  • Influenza positiva sulla filiera: fornitori e collaboratori potranno essere contagiati e influenzati positivamente dall’impegno sostenibile dell’azienda e decidere di condividere la stessa attenzione nello svolgimento della propria attività.

Come si calcola la Carbon Footprint: le norme internazionali

Per quanto riguarda la Carbon Footprint di un prodotto, essa considera le emissioni legate allo stesso durante tutte le sue fasi di vita. A partire dalle fasi di approvvigionamento delle materie prime, alla loro lavorazione, fino all’assemblaggio del prodotto vero e proprio. Da considerare anche i consumi legati al trasporto, all’utilizzo del prodotto durante la sua vita e allo smaltimento delle sue componenti. Questa metodologia si chiama LCA (Life Cycle Assessment) e, attraverso il calcolo di un coefficiente, permette di esprimere il carico ambientale complessivo di un prodotto nel suo intero ciclo vitale.

Per effettuare tale misurazione è possibile fare riferimento alla serie di norme ISO 14060 redatte dall’Organizzazione Internazionale per la standardizzazione, che fornisce le linee guida per la quantificazione, l’analisi, la rendicontazione e il monitoraggio delle emissioni di CO2.

Per quanto riguarda l'impronta di carbonio delle organizzazioni, è particolarmente rilevante la norma ISO 14064-1, che richiede all’impresa di stilare un vero e proprio inventario delle emissioni dannose dirette, ovvero quelle provocate e controllate dalla propria attività, e indirette, ovvero quelle legate alla catena dell’azienda ma controllate da altri soggetti.

Oltre alle norme ISO, esiste un ulteriore protocollo di analisi realizzato dal World Resource Institute (WRI) e dal World Business Council for Sustainable Development (WBCSD), il così detto GHG Protocol.

Anche il GHG Protocol nasce per quantificare e segnalare le emissioni di gas serra prodotte dalle aziende durante le proprie catene di valore. Grazie a delle tabelle intersettoriali con standard e valori relativi alle emissioni di tutti gli idrocarburi annoverati nel protocollo di Kyoto, le aziende possono conoscere il proprio posizionamento rispetto ai valori medi di settore e modificare coerentemente i propri processi.

Strategie per ridurre la propria Carbon Footprint

Grazie ai sistemi di analisi precedentemente elencati è possibile per ogni tipo di impresa ottenere una reportistica precisa e coerente con gli standard internazionali del proprio livello di emissioni e del relativo impatto ambientale e climatico.

A partire da questi dati è possibile strutturare un piano d’azione per la riduzione dei valori rilevati o per la compensazione degli stessi. Ecco alcune idee per ridurre le emissioni al minimo:

  • Efficientare i consumi: il primo modo per diminuire i consumi è quello di renderli efficienti. Per le imprese produttive si tratterà di riqualificare i propri stabilimenti, adottare macchine e impianti a ridotte emissioni o ad alta efficienza energetica. Ma anche le aziende di servizi possono mettere in pratica degli accorgimenti, ad esempio utilizzando lampade a basso consumo per l’illuminazione degli uffici, adottando computer di ultima generazione ed evitando lo spreco di risorse preziose come la carta.

  • Utilizzare fonti di energia rinnovabili: scegliere le alternative al fossile significa tutelare il pianeta, sfruttando risorse potenzialmente inesauribili come sole, acqua e vento. Senza citare i vantaggi economici legati agli incentivi per le aziende che passano all’energia pulita.

  • Passare alla mobilità elettrica: discorso simile per quanto riguarda i trasporti, che si tratti di servizi di logistica articolati con flotte di veicoli imponenti o semplicemente delle auto aziendali, l’elettrico fornisce una alternativa ecologica e intelligente. Il costo iniziale legato all’acquisto dei mezzi sarà poi ammortizzato dal risparmio nei consumi, soprattutto in tempi di rincari su benzina e gasolio come quelli attuali.

  • Riciclo dei materiali: nel caso delle imprese produttive questo è un passaggio chiave; il riciclo degli scarti di produzione o il riutilizzo di determinati materiali in altre fasi della catena, sono aspetti che possono migliorare in modo importante l’impronta di un prodotto e dare via a nuovi modus operandi intelligenti e replicabili per l’impresa.

La riduzione della Carbon Footprint dovrebbe sempre partire dalla riduzione delle emissioni, ma quando questo non basta, è possibile compensare un impatto negativo con azioni che rimedino in parte ad esso. Alcuni esempi sono:

  • La piantumazione di alberi: molte aziende utilizzano questo escamotage per compensare le proprie emissioni e non a caso; infatti, un solo albero ha la capacità di assorbire ben 40 kg di CO2 all’anno.

  • Il finanziamento di progetti a impatto positivo: queste iniziative permettono all’azienda di ottenere “crediti verdi”, ognuno dei quali equivale alla riduzione di una tonnellata di CO2 dall'atmosfera.

Diminuire i consumi e migliorare il proprio impatto sul nostro pianeta dovrebbe essere obiettivo di ogni attività economica ma la definizione della Carbon Footprint può divenire anche uno strumento di valorizzazione di un impegno sostenibile già presente e vivo in azienda. Soprattutto se seguito dalla creazione di un sistema di carbon management efficace e a lungo termine.

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