10 febbraio, 2023

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Scritto da: Redazione Opyn

OpynHer: la storia di come il fintech ha fatto da fluidificante dell’ecobonus, mentre la burocrazia remava contro


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È l’esperienza di Emanuela Manoni, CEO e founder di San Marco, azienda anconetana che si occupa di progettazione e sviluppo immobiliare con due anime: il recupero di siti di archeologia industriale e l’efficientamento energetico con il superbonus del 110%. Ecco come, grazie al business lending di Opyn, l’azienda ha potuto continuare a lavorare sui cantieri, mentre la cessione del credito veniva bloccata con l’emersione delle truffe

Si chiama San Marco, ed è l’azienda di progettazione e sviluppo immobiliare di Emanuela Manoni, che l’ha fondata insieme al marito nel 1999 a Jesi, nella provincia di Ancona.

Diamo in appalto i lavori edili, dopo una prima fase in cui li realizzavamo noi – racconta Emanuela – e ci occupiamo di progettazione e sviluppo, con due società collegate. Uno è lo studio di progettazione in cui lavorano 20 professionisti tra ingegneri, architetti e geometri. La seconda è più propriamente nello sviluppo in opere di architettura e ingegneria. Siamo partiti con il recupero di una filanda di seta usando anche in quel caso i bonus fiscali (che esistevano anche venti anni fa) e poi abbiamo sempre ristrutturato siti di archeologia industriale o case padronali agricole abbandonate, nella convinzione che il non consumo del suolo e l’utilizzo di manufatti esistenti sia la strada maestra della sostenibilità. Ne siamo stati sempre convinti, ben prima che diventasse moda”.

Manoni si occupa nella sua azienda di amministrazione e finanza, mentre la parte tecnica autorizzativa e di progettazione è a carico dello studio di progettazione. “Trent’anni fa mi sono laureata in economia – ricorda – e ho iniziato a lavorare come assistente alla cattedra di finanza aziendale all’Università. Mi sono scontrata per caso nell’immobiliare e sono stata rapita da questo settore. Nonostante le difficoltà e l’elevata volatilità: molto spesso la burocrazia e le procedure amministrative rendono difficile sviluppare progetti immobiliari anche promettenti. Fino a qualche tempo fa, c’è stata grande eccitazione per il 110% e i bandi legati alle infrastrutture ma, anche in un momento di grande potenzialità, i vincoli della pubblica amministrazione rischiano di fare da freno”.

Eppure nonostante questo rischio, nel 2021 l’azienda ha fatturato circa 5 milioni di euro, grazie alla focalizzazione sulle ristrutturazioni legate all’ecobonus, nel cui ambito è nata la collaborazione con Opyn.

Con Opyn ci siamo incontrati a inizio 2022, in un momento in cui le lungaggini e problematiche create intorno al 110% rischiavano di bloccare i cantieri e per questo avevamo bisogno di una risposta rapida. – ricorda l’imprenditrice – Il mondo bancario interviene in stretta correlazione con la cessione del credito e comunque per erogare un finanziamento diverso avrebbe richiesto un tempo medio di 4 mesi. Opyn mi è sembrato un canale per uscirne in modo agile e rapido. E così è stato: noi dobbiamo anticipare tantissima liquidità per portare avanti i lavori nell’ambito dell’incentivo e poi cediamo il credito al general contractor (Enel X o chi per lui). La normativa ha subito una frenata per l’emersione delle truffe, e alcuni soggetti come Poste e BCC hanno interrotto la cessione del credito: si sono tirati indietro nonostante i contratti siglati con le aziende. Il rallentamento è stato generale e non limitato alle sole società citate. Ma i cantieri devono andare veloce perché in genere si svolgono in condomini abitati e rallentare crea disagi non indifferenti”. Con il credito erogato da Opyn il collo di bottiglia è stato superato. “Velocità, flessibilità e reattività sono i maggiori valori aggiunti dell’offerta di questa fintech – dice Manoni – e il consulente che ci ha messo in contatto con Opyn è stato fondamentale per la buona riuscita del contratto”.

Emanuela Manoni è un’esperta di finanza ed è una donna imprenditrice: ma è anche una voce fuori dal coro. “Faccio parte della Fidapa, un’associazione che raggruppa donne di arti, professioni e mestieri. Non vedo oggi grosse problematiche nel potare avanti avventure imprenditoriali anche per effetto degli incentivi e dei finanziamenti dedicati. Il problema per le più giovani è la gestione del tempo e della famiglia che non ha ancora grandi aiuti e i tetti di cristallo che spesso ci autoimponiamo per insicurezza o per timore di non riuscirci ad organizzare. E poi non sappiamo o non vogliamo delegare agli uomini… Ma in generale la situazione rispetto a trent’anni fa è nettamente migliorata”, dice l’imprenditrice. Che ammette però di aver avuto la strada spianata anche “per averla percorsa con un socio maschio che poi è diventato mio marito. Devo dire che chi ha fatto questo percorso da sola aveva più difficoltà ad avere credibilità, ad essere ascoltata dal sistema bancario finanziario. Oggi le cose sono cambiate ed essere donne in certi settori può essere un plus”. Così per le ragazze che intendono provare a fare imprese l’invito è di “avere coraggio, chiedere aiuto al mondo maschile, che vuole oggi nuove iniziative, nuovi orizzonti, nuovi punti di vista. I giovani non hanno più il mito del posto fisso ma curiosità nel cambiare e nel provare nuove realtà. Direi alle donne di seguire quest’onda”.

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