Prestiti e anticipo fatture sono servizi offerti anche dalle banche, ma con vincoli che li rendono ben differenti da quelli fintech, che sono meno onerosi e più efficaci. I numeri sono dalla nostra parte: parlano chiaro e scardinano la diffidenza degli imprenditori verso il Fintech. Scopriamo insieme tutte le differenze tra i servizi tradizionali e quelli fintech e perché conviene scegliere questi ultimi
Prestiti e anticipo fatture sono servizi che le banche offrono, da sempre, con molti vincoli. Ciò nonostante, capita spesso che gli imprenditori ai quali vengano proposti servizi simili attraverso le realtà del FinTech come Opyn, rispondano: “No, grazie, già lo faccio con la banca”. Una risposta istintiva, di difesa che è normale in un sistema ancora molto bancocentrico come il nostro. E questo accade, incredibilmente, anche dopo la pandemia, ovvero dopo che un evento così epocale ha dimostrato il valore e l’importanza della digitalizzazione.
Valutare opportunità diverse, che consentano di diversificare il credito, sarebbe un bene. Spieghiamo perché e quali sono le principali differenze tra i servizi – come prestiti e anticipo fatture – offerti dalle banche e dalle società fintech.
I vantaggi del fintech: tempi più brevi rispetto alle banche
Il maggior vantaggio della disintermediazione sta nei tempi di emissione del servizio: avere a che fare con la banca, per una piccola azienda, vuol dire ancora troppo spesso sostenere costi, in termini di tempi e spostamenti, insostenibili. Viaggi fisici in filiale, documenti da produrre e trasportare, firme su firme su moduli che spesso non vengono neppure letti fino in fondo, attese di settimane e vincoli di orario di apertura della filiale, in genere tra le 8 e le 16.
Limiti che valgono anche per i prestiti alle imprese. I tempi medi di attesa si aggirano sui di 2-3 mesi, alla fine dei quali è anche possibile che la domanda venga rigettata. Ma se anche fosse accolta, la situazione paradossale è che l’azienda potrebbe non aver più bisogno del finanziamento perché l’occasione di business per cui la aveva richiesta è sfumata o perchè, nel frattempo, la situazione di cassa si è irrimediabilmente deteriorata.
La banca ha sicuramente un ruolo essenziale in termini di volumi e prodotti di credito alle imprese che non sarà mai superato da altri soggetti, ma per alcune esigenze il FinTech è più adatto alle PMI grazie a tre caratteristiche: trasparenza, flessibilità e soprattutto, velocità. Tuttavia, anche gli imprenditori più illuminati spesso non sfruttano queste opportunità, o per mancanza di informazioni o per una naturale diffidenza verso qualcosa di nuovo e ancora non così radicato nell’esperienza comune.
Banche contro Fintech: i numeri
Noi vogliamo che questi pregiudizi e questa diffidenza siano superati: il FinTech funziona, in alcuni casi di più e meglio della banca. E sono i numeri a dirlo.
Ne snoccioliamo qualcuno che ci riguarda da vicino: i tempi di risposta di Opyn per un’impresa che richiede un prestito sono di 24 ore per ottenere l’esito – 24 ore in cui si analizza lo stato di salute dell’azienda e la sua idoneità per il prestito – e di pochi giorni (spesso anche solo 3) perché il credito sia erogato fisicamente sul conto del richiedente. Il portale è accessibile in qualsiasi momento, da qualsiasi location, h24.
Diamo uno sguardo ai tassi di crescita: secondo i dati dell’associazione ItaliaFintech nel solo 2020 le società appartenenti al business lending hanno concesso nuovo credito alle piccole e medie imprese per 1,65 miliardi di euro, con un incremento del 450% rispetto ai 372 milioni di nuovo erogato nel 2019. I tassi di Opyn sono simili: +200% anno su anno con un erogato che nei primi 6 mesi del 2021 ha toccato i 154 milioni.
Al contrario le banche continuano a stringere le maglie del credito per le PMI: negli ultimi 10 anni, i prestiti delle banche italiane alle imprese sono crollati di oltre 186 miliardi di euro (20 miliardi all’anno, dagli 856 miliardi di luglio 2010 ai 669 miliardi di luglio 2020), secondo il rapporto sul credito realizzato dal Centro studi di Unimpresa. Tutto ciò è confermato dall’ultimo Bollettino di Banca d’Italia che parla di un “irrigidimento delle condizioni di accesso al credito per le imprese di minore dimensione”.
Certo, stiamo ancora parlando di Davide contro Golia – milioni contro miliardi, ma il movimento c’è ed è inarrestabile.
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