19 marzo, 2019

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Scritto da: Redazione Opyn

A un anno dalla Roadmap dell’EBA: un bilancio di un percorso che renderà il FinTech maturo

Il modello vincente e made in Europe del FinTech Knowledge Hub a cui partecipano autorità, istituzioni, provider di tecnologia e startup per aumentare la conoscenza e incentivare lo sviluppo del settore

È passato un anno da quando l’EBA, l’autorità bancaria europea, ha pubblicato la Roadmap sul FinTech per il biennio 2018/2019, una pietra miliare per la storia del FinTech europeo. Tra le priorità indicate nel documento c’era la creazione di un FinTech Knowledge Hub che migliorasse la condivisione delle informazioni e che favorisse la neutralità tecnologica negli approcci di regolamentazione e supervisione.

Si tratta, senza alcun dubbio, di un’iniziativa importante, al di là della formalità dell’atto, per il suo potenziale di aumentare l’awareness e la trasparenza del FinTech grazie alla partecipazione di chi opera ogni giorno in questo settore. All’hub partecipano le autorità competenti di tutt’Europa (Banca d’Italia per l’Italia), le istituzioni, i provider di tecnologie, le startup, in un reciproco scambio utile a tutti: per chi definisce le regole il fine è quello di conoscere in tempo reale le evoluzioni rapidissime di un mercato le cui logiche sono ancora in qualche caso da definire; per le startup, invece, l’hub offre la possibilità di misurarsi con i player già esistenti, con i limiti operativi e con gli eventuali rischi.

La stessa Bankitalia in un recentissimo documento ha ribadito la necessità di “assicurare la certezza delle regole – e, con essa, l’equilibrio competitivo”. In realtà, come BorsadelCredito.it ha spesso sostenuto (per esempio qui), almeno per quanto riguarda il P2P lending, in Italia il mercato è piuttosto sicuro, grazie a una regolamentazione evoluta che prevede, tra l’altro, che le piattaforme siano soggette al Testo Unico Bancario e sottoposte a tre livelli di vigilanza: Bankitalia, Consob, OAM (l’Organismo degli Agenti in attività finanziaria e dei Mediatori creditizi) a seconda della forma giuridica che assumono (istituti di pagamento, istituti di moneta elettronica o SGR).

Certamente esistono però sfumature nel FinTech, settore ampio e in rapido cambiamento, non ancora del tutto ben inquadrate, e il fatto che si muova anche l’Europa per dare impulso a questa necessità, anche nell’ottica di uno sviluppo sano del settore, è un dato particolarmente importante. Il Parlamento europeo in realtà già nel maggio del 2017 aveva adottato una specifica risoluzione; poi nel 2018, su proposta dello stesso e del Consiglio dell’Unione europea, la Commissione aveva lanciato il “Piano d’azione per le tecnologie finanziarie: per un settore finanziario europeo più competitivo e innovativo”.

L’Autorità Bancaria Europea (EBA) infine, su impulso della Commissione Europea, ha dato il via alla Roadmap FinTech, con l’obiettivo di includere il fenomeno digitale in tutte le future regolamentazioni per “creare un ecosistema in cui le tecnologie finanziarie possano svilupparsi e diffondersi, senza compromettere la stabilità finanziaria o la protezione dei consumatori e degli investitori”.

Le priorità fissate dalla Roadmap vanno dal monitoraggio del perimetro regolatorio attuale, passando per l’analisi delle sandbox regolatorie (soluzioni che hanno permesso in molti casi e in diversi Paesi alle imprese Fintech di godere di deroghe normative transitorie, sperimentando su scala ridotta e per un periodo limitato tecnologia e servizi) e arrivando agli innovation hub, il tutto con lo scopo di identificare un set di best practices. Ma anche tenere sotto controllo i trend emergenti e analizzare l’impatto di essi sui business model degli incumbent, nonché i rischi e le opportunità che possono nascere dall’uso del FinTech. Inoltre, l’EBA si impegna a promuovere le migliori prassi in merito alla cybersecurity, a identificare i rischi di riciclaggio e finanziamento a terroristi associati al FinTech (con riferimento in particolare alle criptovalute) e a garantire trasparenza per i consumatori assicurando che i servizi siano fruibili all’interno del mercato comune.

In questo percorso il FinTech Knowledge Hub è cruciale come aveva sostenuto fin da principio Andrea Enria, presidente dell’Eba, perché: “garantirà che le autorità di vigilanza dell’Ue condividano le migliori pratiche e adottino un approccio tecnologicamente neutro all’applicazione delle nuove tecnologie nel settore finanziario. Questo contribuirà a facilitare l’innovazione e la scalabilità attraverso il mercato unico”.

Ed è Bankitalia a spiegare qual è la ratio di questo hub: “In estrema sintesi, le autorità preposte alla regolamentazione e alla supervisione hanno maturato la consapevolezza di dover disporre di conoscenze costantemente aggiornate e approfondite sulle evoluzioni in atto. Non intendono ostacolare gli sviluppi in corso, ma avvertono l’esigenza di presidiare efficacemente i rischi che ne potrebbero derivare; registrano in taluni casi l’inadeguatezza della regolamentazione prudenziale e ravvisano la necessità di graduare l’intensità delle regole in base ai rischi connessi a ciascuna forma di innovazione finanziaria”.

Riteniamo particolarmente incoraggiante che si attenda che l’impulso dovrà arrivare anche dal FinTech.

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