9 aprile, 2018

7 min di lettura

Scritto da: Redazione Opyn

BorsadelCredito.it versus conti deposito: chi vince la sfida?

Analisi dei pro e dei contro dei due strumenti di investimento

Ogni mese con le statistiche sui rendimenti di BorsadelCredito.it mettiamo a confronto il valore che riesce a garantire a un investitore il P2P lending rispetto a quello di conti deposito, fondi corporate e titoli di Stato. Da inception, ovvero dall’inizio della nostra attività, il prodotto del nostro marketplace si è sempre dimostrato il migliore e di gran lunga, con un tasso costantemente attorno al 5% che, anche in presenza della tassazione penalizzante ad aliquota Irpef in vigore fino al 2017, al netto risultava più redditizio degli altri strumenti.

A partire da questo post inauguriamo una (breve) serie di articoli in cui mettiamo a confronto il P2P lending di BorsadelCredito.it con gli altri strumenti per analizzarne pro e contro con un approccio più totalizzante, uscendo dalla mera logica del rendimento. E che vinca il migliore per trasparenza, possibilità di svincolo, mitigazione dei rischi. Iniziamo con il conto deposito.

Definizione

Un Conto di deposito è un conto corrente bancario, con funzionalità limitate, che si accende allo scopo di accumulare interessi sul patrimonio investito. Prevede che l’intestatario abbia un conto corrente tradizionale a cui appoggiarsi (di fatto le operazioni saranno possibili solo da e verso quel conto). Costi bassi o nulli e tassi di interesse sopra la media dei conti correnti tradizionali, dunque. I dati mostrano tuttavia che il rendimento effettivo è risicato dello 0,7% stando al nostro monitoraggio mensile che ha quasi un anno e mezzo di vita (e per la cui realizzazione utilizziamo i dati di confrontaconti.it). Senza considerare che se si opta per un conto vincolato e poi si decide di prelevare in anticipo il capitale, si perde il diritto agli interessi, con un ulteriore abbassamento del rendimento.

Conto deposito vs P2P lending

L’apertura del rapporto 

Essendo appoggiato a un conto corrente tradizionale preesistente, un conto deposito si apre con relativa facilità. Non è un rischio per la banca, dunque al titolare non è richiesta alcuna analisi istruttoria o della storia del credito. Quindi, oltre ai documenti, è richiesta la preesistenza di un conto tradizionale da cui e verso cui effettuare le operazioni e un deposito iniziale, in genere di entità limitata. Per aprire un rapporto con BorsadelCredito.it è sufficiente una procedura online che dura pochi minuti: vi si accede direttamente dalla home page e basta avere a portata di mano IBAN e documenti di identità.

E i rischi? 

I rischi connessi a un conto deposito sono quelli relativi alla possibilità che la banca, per esempio in caso di fallimento, non sia in grado di restituire ai correntisti capitale e interessi. Un rischio che per le banche è mitigato dall’obbligo di aderire al Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi che garantisce ogni depositante fino a 100mila euro depositati sul conto, come prevede la Direttiva Comunitaria 2009/14/CE. Le banche estere operanti in Italia non sono soggette all’obbligo, ma devono aderire al fondo che vige nel proprio Paese di origine e garantire almeno quanto previsto dalla direttiva Ue.  Pertanto è considerato un prodotto a zero rischio.

Il rischio principale connesso al P2P lending dedicato alle PMI è che queste ultime smettano di ripagare i prestatori con le rate mensili, in una quantità maggiore di quella stimata dalla piattaforma e per cui viene accantonato un fondo di protezione per i capitali del prestatore. Il rischio tuttavia, oltre che da questo fondo, è mitigato da molti filtri, tra cui la selezione attenta dei richiedenti, la diversificazione estrema del capitale investito (il contributo sul singolo prestito è mediamente dell’1%) e le attività di recupero crediti svolte dalla piattaforma per conto del prestatore. In questo caso comunque ricade solo sul prestatore finale il rischio di credito dei fondi prestati che può anche intaccare, di fatto anche totalmente, il capitale investito.

Rendimento & trasparenza

Quando un prestatore accede a BorsadelCredito.it per finanziare le piccole imprese italiane, ha la sola necessità di avere un IBAN e deve poi scegliere se affidarsi al nostro sistema di costruzione del portafoglio automatico o optare per un portafoglio manuale. In genere la prima scelta è quella più seguita, perché consente anche degli sconti sulle commissioni. Il rendimento, che presentiamo ogni mese al netto dell’effetto del Fondo di protezione, è sempre stato costantemente intorno al 5%, da cui detrarre il 26% di tassazione. Nessuna sorpresa, nessun costo nascosto.

Calcolare invece quanto ci costerà e quanto ci renderà un conto deposito nel mare magnum delle offerte possibili è leggermente più complesso. Per farlo bisognerà conoscere il rendimento effettivo garantito – quello che calcola confrontaconti.it in base a tre parametri. Il primo è il tasso di interesse, che viene comunicato al lordo. A quello dichiarato andrà dunque sottratto il solito 26% di tassazione. Ma, come accennato in apertura, spesso ai nuovi clienti vengono offerti tassi di interesse più elevati nei primi mesi, trascorsi i quali, il tasso a regime di riduce drasticamente. Inoltre, è sempre possibile per la banca cambiare unilateralmente le condizioni e quindi il tasso. Ovviamente ci sono 60 giorni per il recesso, che però, badate bene, non è mai gratuito. Sulle condizioni economiche incide molto il momento in cui vengono corrisposti gli interessi maturati, il secondo dei parametri da guardare. Si tratta di un’informazione utile perché gli interessi maturati possono essere reinvestiti: dunque è più redditizio un conto che, a parità di tasso promesso, lo corrisponde all’apertura di uno che posticipa a fine anno. Attenzione alle spese! Questo è il terzo parametro: non tutti i conti deposito sono gratis, alcuni prevedono una fee per l’apertura, altri spese seppure minime di gestione. Spesso è prevista l’imposta di bollo.

Possibilità di svincolo

Per quanto riguarda BorsadelCredito.it, il prestatore ha in ogni momento la possibilità di vendere sul nostro mercato secondario le sue quote a un altro prestatore, pagando un costo trasparente per lo svincolo e senza perdite in conto capitale. Le quote però possono essere disinvestite solo se i prestiti di riferimento sono in bonis e almeno una rata è stata pagata. Per quanto riguarda i conti deposito esiste la possibilità di vincolare il capitale in cambio di condizioni di favore – come tassi di interessi maggiorati o riscossione anticipata degli stessi. Se però si preleva prima della scadenza del vincolo si rischia di perdere tutto, anche quanto maturato durante il periodo di deposito. Insomma, il classico gioco a somma zero.