Piccola, con almeno un anno di attività, dinamica, solida.
Ha queste caratteristiche l’impresa che può trovare credito sulle piattaforme digitali. Un mercato, quello dei marketplace lending, appena nato ma molto promettente. E, senza dubbio, il canale di accesso al credito più rapido in assoluto tra quelli oggi disponibili. A cui possono ambire le imprese, anche individuali, che abbiano un fatturato minimo di 50mila euro e possano produrre almeno un bilancio annuale. Fondamentale per procedere all’esame di affidabilità che viene valutata su parametri quantitativi e anche qualitativi, come la reputazione online, per esempio, o le risposte fornite a un questionario.
Quelle che superano il “test” possono ambire a ottenere un prestito dell’importo massimo di 150mila euro dilazionati tra le 12 e le 60 rate mensili.
Allargando un po’ lo spettro si potrebbe dire che il cliente ideale del p2p è la microimpresa.
In Italia, secondo l’ultima rilevazione Istat, le microimprese (quelle con meno di 10 addetti e un fatturato inferiore ai 2 milioni) sono circa 4,1 milioni e pesano per il 95,3% delle imprese attive, il 47,4% degli addetti e il 30,6% del valore aggiunto realizzato. Tra di esse, quelle con meno di un addetto sono più di 2,4 milioni e contribuiscono per circa un terzo al valore aggiunto di questo segmento di imprese.
Un vero esercito a cui il credito bancario, soprattutto man mano che la dimensione diminuisce, è spesso negato.
Forse anche per questo, le microimprese sono quelle che investono meno per addetto: lo dice sempre Istat. Le imprese grandi e medie investono rispettivamente 6.100 e 10.400 euro per addetto rispetto ai 2.900 euro di quelle sotto i nove addetti e ai 3700 di quelle entro i 49 addetti. E investire, oggi, con i cambiamenti in corso imposti dalla rivoluzione digitale, può fare la differenza tra sopravvivere o soccombere.
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