16 marzo, 2018

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Scritto da: Redazione Opyn

Fintech e P2P lending: dove sono nell’agenda del prossimo governo?

Breve analisi dei principali programmi alla ricerca delle misure in tema di disintermediazione finanziaria 

Si avvicina a passi da gigante il 27 marzo, data per l’elezione dei presidenti delle Camere, in cui si capirà forse qualcosa di più circa il colore che avrà il prossimo governo italiano. In che punto dell’agenda politica questo governo collocherà i temi che ci sono cari, ovvero tecnologia e innovazione? Chi farà politiche efficaci per il Fintech e spingerà sul fronte della disintermediazione, potenziale motore della crescita, di gran lunga sottovalutato in campagna elettorale e nel dibattito pubblico finora? Ci saranno misure a favore del P2P lending o nella finanza alternativa in generale?

Difficile fare previsioni a questo stadio della situazione, ma qualcosa possiamo immaginare sull’attenzione che si darà a questi temi andando a pescare retroattivamente nei programmi dei principali schieramenti.

Partiamo dal partito che ha avuto la maggioranza relativa dei voti, circa il 32%. Il M5S scrive esplicitamente di Fintech in un capitolo del suo programma dedicato alle Telecom. “Con il termine Fintech ci si riferisce, in via generale, all’applicazione delle tecnologie dell’informazione ai servizi bancari e finanziari – si legge nel documento – questo fenomeno che si sta imponendo sulla scena globale negli ultimi anni ha portato a significative modifiche nel rapporto delle banche e degli intermediari finanziari con la propria clientela, abilitando un contatto più diretto e immediato attraverso la rete.” Qual è la visione del primo partito italiano? “Il Movimento 5 Stelle ritiene che non solo non si debba avere un atteggiamento pregiudiziale verso l’irrompere delle nuove tecnologie in settori tradizionali come il mondo bancario e finanziario, ma anzi occorra favorire lo sviluppo di tali fenomeni nel momento in cui consentono di democratizzare il mondo del credito e favorire, sotto questo profilo, l’inclusione finanziaria. Favorire tali fenomeni non significa ovviamente lasciare campo libero agli operatori. La via maestra da seguire passa dapprima da una conoscenza e da un’analisi approfondita del mondo finanziario che sta cambiando, per poi approntare una regolamentazione, anche minima, del Fintech a tutela degli interessi incisi e quindi primariamente degli interessi dei consumatori, come peraltro sottolineato dalla stessa Commissione UE. Occorre, a nostro avviso, partire anche in Italia con l’acquisizione di una maggiore consapevolezza sul fenomeno a tutti i livelli, dalle autorità di regolamentazione al Parlamento, per poi regolare il fenomeno pensando a regole favorevoli all’innovazione in grado di tutelare efficacemente i consumatori che utilizzano e utilizzeranno in maniera sempre crescente tali servizi.”

Insomma, una strategia che sembra essere quella giusta per incentivare il nostro mondo e far sì che funzioni da volano per l’economia italiana, ancora debole in un contesto congiunturale globale che invece appare abbastanza robusto.

La maggioranza relativa ottenuta il 4 marzo, è noto, non è sufficiente al M5S per governare il Paese: non sappiamo ancora a chi il presidente della Repubblica Mattarella affiderà l’incarico di governo ma, ammesso che il designato sia Luigi Di Mano, dovrà trovare una maggioranza assoluta attraverso un’alleanza. Con il PD? Con la Lega?

Impossibile saperlo oggi. Noi ci limitiamo a quello che ci interessa: il Fintech. Nel  programma del PD gli esponenti di quello che è il governo uscente rivendicano un percorso di rilancio del Paese compiuto negli ultimi cinque anni e si propongono di rinnovarlo investendo, tra l’altro, “in un rinnovato rapporto con il credito e con la finanza. Dopo il salvataggio del sistema bancario e soprattutto dei correntisti, operato con mille difficoltà nella legislatura appena terminata, vogliamo aiutare il mondo del credito ad aprirsi sempre di più alle innovazioni della finanza di oggi. Mai come in questa stagione della storia, la rapidità delle trasformazioni pone nuove sfide al mondo del credito, della borsa, degli operatori nazionali e internazionali. Vogliamo che l’Italia sia protagonista di questa rivoluzione valorizzando nella massima trasparenza le esperienze più innovative e allargando quanto più possibile gli strumenti sperimentati negli ultimi anni a cominciare dall’estensione dei Piani individuali di risparmio (PIR) anche ad altre piccole aziende operanti in settori ad alto valore tecnologico o ambientale. Vanno rafforzati tutti i canali alternativi al finanziamento bancario, spingendo l’innovazione fintech e canalizzando una parte del nostro risparmio verso impieghi reali nell’economia italiana. Condividiamo con i nostri partner europei la necessità di regolamentare la tassazione agli operatori globali del web in modo equo.” Insomma, anche i democratici credono nel Fintech e il richiamo ai canali alternativi al credito bancario dentro al fintech rimanda direttamente a operatori come BorsadelCredito.it. Inoltre, viene citata la possibilità di allargare i PIR ad altre asset class, cavallo di battaglia per BorsadelCredito.it.

Infine, è altrettanto realistica la possibilità che il governo si sposti sul fronte della coalizione di centrodestra, che raccoglie Lega, Forza Italia e FDI e che ha ottenuto circa il 37% dei voti – collocandosi dunque vicinissima al 40% che avrebbe consentito di raggiungere con molta probabilità la maggioranza nelle due camere. Il nome di Matteo Salvini è circolato come quello del possibile prossimo premier: cosa prevede il suo programma in tema di Fintech? C’è un capitolo dedicato all’innovazione digitale, in cui però non si fa cenno, come nel resto del documento, al Fintech. Tuttavia, a incidere sul nostro lavoro, potrebbe essere l’attenzione del partito agli investimenti in imprese giovani, innovative e tecnologiche puntando più che sulla finanza di matrice bancaria, a “far fluire più capitale privato al settore dell’imprenditoria giovanile mediante obblighi di legge che prevedano un investimento minimo (in uno spettro compreso tra il 3% e il 5%) in questo settore per i Piani Individuali di Risparmio (PIR) e per i fondi pensione italiani.” Chissà se il P2P lending verrebbe preso in considerazione in quanto finanziatore delle PMI. Il programma di Forza Italia è, infine, un elenco sintetico in 10 punti. Anche qui non si fa menzione del Fintech, ma l’ultimo capitolo, dedicato alla tecnologia, si propone “la semplificazione del crowdfunding.” Mentre nel primo capitolo, che discute della necessità di avere “Meno tasse” si prevede di facilitare l’accesso al credito per le piccole e medie imprese. Non si specifica attraverso quale strumento. BorsadelCredito.it qualche suggerimento lo avrebbe.

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