14 gennaio, 2020

6 min di lettura

Scritto da: Redazione Opyn

Smart City, green bond, credito d’imposta per gli investimenti in innovazione e soprattutto il Piano 2025: l’Italia digitale s’è desta?

Viaggio nella Smart Nation pronta a spiccare il volo. Tutte le novità in termini di innovazione nella Legge di Bilancio e soprattutto l’ambiziosa strategia della ministra Paola Pisano possono funzionare da acceleratori del futuro

La Smart Nation Italia procede, anche se a passo lento. E diventa green: con la Legge di Bilancio 2020 sono state annunciate emissioni di green bond e stanziati 33 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2020 al 2023 e di 66 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2024 al 2028 per assicurare la partecipazione italiana dal 2020 al 2028 alla ricostituzione del Green Climate Fund.

Si parla, nella stessa normativa, di Smart City, nel contesto del “Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare” che vuole valorizzare il patrimonio immobiliare italiano senza nuovo consumo di suolo e secondo il “il modello urbano della città intelligente, inclusiva e sostenibile”, la Smart City appunto.

Ancora, la Legge di Bilancio ridefinisce gli incentivi fiscali creati per la prima volta nel 2017 con Industria 4.0 e destinati alla spesa privata in ricerca e sviluppo e in innovazione tecnologica – anche nell’ambito dell’economia circolare e della sostenibilità ambientale – e all’accrescimento delle competenze nelle materie connesse alle tecnologie abilitanti il processo di transizione tecnologica e digitale. Spese a fronte delle quali le imprese dal 2020 potranno ottenere un credito di imposta di cui potranno usufruire nell’anno corrente e per effettuare compensazioni fiscali. Una novità che potrebbe rendere più immediato lo sfruttamento del beneficio da parte delle imprese.

Si parla nella legge anche di sperimentazione del voto digitale con lo stanziamento di un fondo presso il Ministero dell’Interno da un milione di euro per il 2020. Una cosa dirompente per uno Stato antico come il nostro ma che evidentemente rientra in quel Piano triennale per l’informatica nella pubblica amministrazione che si sta conducendo sotto traccia rispetto ai temi più caldi della politica italiana.

Il Piano 2025, un passo importante verso l’innovazione

Ma forse l’azione più interessante in vista della realizzazione della Smart Nation è quella condotta dalla ministra per l’Innovazione, Paola Pisano, con il varo del Piano 2025.

Un piano che per ora è appena una lista di cose da fare, ma le cui potenzialità sembrano enormi per riuscire ad affrontare le tre “sfide” intorno a cui ruota l’intera strategia. La prima è la creazione di una società digitale, con tre obiettivi da perseguire: l’accesso onlineai servizi della Pubblica Amministrazione da parte di cittadini e imprese; la digitalizzazione del settore privato trainata da quello pubblico; la valorizzazione del patrimonio informativo pubblico e l’incentivo all’utilizzo e alla condivisione dei dati da parte delle amministrazioni e dei privati. Insomma una sorta di grande PSD2 della PA che richiede alcuni passi ex ante, come il rilancio dell’identità digitale, il domicilio digitale per tutti, lo sviluppo di IO – l’app per i servizi pubblici – accessibile a tutti e che rende la comunicazione tra cittadini e PA attraverso un unico canale.

Il secondo macro tema è il made in Italy: una Smart Nation deve essere in grado di produrre tecnologia e innovazione e usarla per rafforzare i settori produttivi in cui eccelle: perché questo succeda è necessario promuovere cambiamenti strutturali che agevolino e accelerino l’innovazione nell’ecosistema, aumentando il potenziale innovativo delle città e dei territori a partire da una dotazione di infrastrutture tecnologiche capillari e affidabili.

L’ultima azione chiave proposta da Pisano è di rendere lo sviluppo inclusivo e sostenibile: nessuno deve essere lasciato indietro. Così la Repubblica Digitale si occuperà di dare vita a “un hub di formazione” contro il digital divide, mentre un AI Ethical LAB-EL fisserà le linee guida per un uso etico dell’intelligenza artificiale.

Obiettivo digitalizzazione

Il tema del digital divide è particolarmente rilevante (come ammoniva l’Europa nell’ultimo Digital Economy and Society Index): in assenza di una strategia ad hoc, il divario rischia di approfondirsi. E già il nostro Paese nell’indice che misura la digitalizzazione è quintultimo, davanti solo a Polonia, Grecia, Romania e Bulgaria.

Paola Pisano, la “signora dei droni”, docente di gestione dell’innovazione all’Università di Torino, lo sa e punta dritto all’obiettivo. Che la digitalizzazione sia in cima all’agenda lo dimostra anche il fatto che da inizio anno è operativo il primo dipartimento per la trasformazione digitale che dipende direttamente da Palazzo Chigi. Infine, attendiamo fiduciosi febbraio per capire come opererà il Fondo Nazionale Innovazione, nato ufficialmente con il decreto pubblicato in Gazzetta il 5 agosto 2019, e che con una dotazione iniziale di 1 miliardo di euro dovrà investire in startup e PMI innovative primariamente attraverso il Venture Capital.

Le attività del veicolo sono cominciate, ma gli strumenti cardine del FNI “sono in corso di autorizzazione e delibera”, come ha dichiarato a fine 2019 l’AD Enrico Resmini, e cominceranno a operare entro sessanta giorni.

Insomma, siamo pronti al traguardo. Ora bisogna partire per iniziare a vivere in un Paese contemporaneo.

TAGS: