1 febbraio, 2019

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Scritto da: Redazione Opyn

Time to start again: le sfide delle banche nel mondo dei Millennial (che non le ritengono necessarie)

Il mondo della finanza deve fare i conti con i Millennial che avanzano. I nati tra il 1980 e il 2000 cominciano a entrare nei 40 e diventano più numerosi dei baby boomer da cui erediteranno, nel corso dei prossimi 30 anni, un patrimonio in 30 trilioni di dollari, secondo le stime di PwC.

Per il Viacom Millennial Disruption Index, il 60% dei Millennial pensa che le banche non siano adatte a servire la loro generazione e il 33% ritiene che non ne avrà bisogno in futuro. Se non bastasse, il 73% dei nati dopo il 1980 considera più interessante un servizio finanziario lanciato da Google, Amazon, Apple, PayPal, che uno implementato dalla propria banca nazionale.
È una questione di stile di vita: i Millennial vivono e lavorano online e non si comprende perché dovrebbero recarsi allo sportello per effettuare pagamenti, gestire investimenti e ottenere credito. È una considerazione così logica che risulta sconvolgente osservare quanto e per quanto le banche – soprattutto in Italia – abbiano sottovalutato il problema.
Tuttavia non è più tempo di stare a guardare: cambiare o morire. Ma cambiare sul serio e profondamente. Non sarà sufficiente sviluppare un’app che renda fruibile l’online banking da mobile, ma sarà necessario compiere una rivoluzione
innovando le strutture e le modalità di erogazione dei servizi.

“Time To Start Again” è il titolo del report sui servizi finanziari nel 2019, presentato di recente al World Economic Forum di Davos dalla società di consulenza Oliver Wyman. E sostiene proprio questa idea: le banche dovranno adottare un approccio nuovo, che viene definito Greenfield e che consiste nella rimozione dei vincoli posti alle stesse da sistemi informatici legacy e strategie focalizzate sul prodotto. Si dovrà puntare su un modello di business che metta al centro il cliente e sull’adozione di innovazioni dirompenti anche attraverso acquisizioni di startup.

La stessa Oliver Wyman spiega, in numeri, in cosa consista il vantaggio dei digital challenger rispetto alle banche: per acquisire un conto corrente nuovo il costo medio è di 30 dollari per le prime e di 150 per le seconde; il tempo necessario affinché le funzionalità del conto siano accessibili è zero per gli operatori digitali e 3 giorni per quelli tradizionali, che impiegano poi dai 3 ai 6 mesi per lanciare una nuova feature contro le due settimane medie necessarie agli innovatori. Ancora, i clienti gestiti da un dipendente a tempo pieno sono 1000 per una banca contro i 2500 per le digital challanger, e vengono considerati posti di lavoro top dal 68% dei dipendenti (contro il 25% delle banche tradizionali).

Sicuramente qualcosa nel mondo delle banche si muove: RBS Group sta per partire con un’offerta completamente digitale che si chiamerà ; National Australia Bank con QuickBiz, attraverso cui erogherà prestiti online; Nexible sarà l’offerta greenfield della compagnia di assicurazioni tedesca ERGO. In Italia, Hype di Banca Sella rappresenta la prima offerta del genere. Ma la strada è ancora lunga e la sfida è di quelle epocali.