Ormai l’avanzata della finanza tecnologica è inarrestabile: la domanda di digitalizzazione è sempre più forte e nel prossimo futuro ogni servizio finanziario sarà tech based. In questo contesto le banche non spariranno, ma dovranno imparare ad offrire alle pmi servizi rapidi, efficienti e veloci. Per farlo possono rivolgersi al fintech: i semi della collaborazione sono già stati gettati
A cura di Ivan Pellegrini, Co-founder e Group Ceo di Opyn
Il trend è chiaro: tutto ciò che oggi è finanza tradizionale sarà fintech e il fintech non farà più notizia nel prossimo futuro. Ogni servizio finanziario, dal lending, alla tesoreria per le imprese, al pagamento delle fatture, sarà tech based. A spingere in questa direzione è un movimento unitario e omogeneo. Tutti gli stakeholder domandano nei fatti la modalità della finanza tecnologica: gli enti regolamentari (a partire dalla PSD2, che pare disegnata per il settore a cui ci riferiamo); il pubblico, cittadini e imprese, che hanno bisogno di gestire le faccende legate al denaro in maniera snella e veloce; e in definitiva anche banche e altre istituzioni tradizionali con focus sulla finanza hanno compreso definitivamente la grande occasione della digitalizzazione. Questa è una delle conclusioni, a nostro avviso la principale, a cui è giunto il Milan FinTech Summit, evento internazionale dedicato al settore che il capoluogo meneghino ha ospitato per il secondo anno il 4 e 5 ottobre.
Un cambiamento inarrestabile (ma le banche non spariranno)
Non c’è modo di fermare quest’ondata che procede come uno tsunami. Non è wishful thinking ma realtà alla portata di qualunque osservazione anche superficiale. Il che porta a una seconda fondamentale domanda: le banche spariranno? La risposta è altrettanto scontata. Le banche non spariranno e le imprese e le persone continueranno a chiedere prestiti e altri servizi finanziari attraverso il canale tradizionale che esse rappresentano.
Le banche devono però capire che le pmi hanno bisogno di efficienza, proprio perché sono piccole, con poche persone nel team di management e spesso nessuna struttura da dedicare al tema del funding o in generale della gestione della tesoreria. Questo vale soprattutto nel nostro Paese dove la percentuale di aziende piccole e micro supera ampiamente il 90%. Aziende che proprio a causa della loro dimensione necessitano di velocità e semplicità. Che hanno bisogno, in altre parole, di digitalizzazione. Per rispondere a questo bisogno, non solo le startup fintech, ma anche di altri soggetti diversi, dalle big tech agli asset manager, sono scesi in campo per supportare le pmi e prestare loro servizi bancari e denaro nel modo in cui esse desiderano ottenerli.
Si impone il modello deliveroo nella finanza
Le imprese vogliono adottare, come i privati hanno già fatto, un modello che definiremmo “deliveroo”: avere la stessa customer experience quando comprano una pizza e quando “comprano” un prestito. Vogliono rapidità, efficienza e dunque tecnologia e dati – la relazione tra quelli che erano gli intermediari e i clienti sta cambiando profondamente. Si sta sfaldando, in quanto diventa meno necessaria. Senza considerare che oggi le banche che prestano soldi in maniera tradizionale, perdono soldi in questa attività, soprattutto su prestiti di piccola dimensione (e questo al di là delle regole di Basilea che assegnano coefficienti di rischiosità superiori se la dimensione aziendale è piccola, a parità di tutte le altre condizioni). Perdere nello svolgimento dell’attività, in tempi di margini già risicati, è qualcosa che nessuna azienda può realmente permettersi di sopportare.
La strada obbligata della digitalizzazione e della collaborazione
Se ci fossero stati ancora dubbi sul punto, il Covid ha dimostrato che non ci sono terze vie per le banche. E ha consentito al fintech di dimostrare che il modello tech based funziona. Abbiamo avuto l’opportunità di fare la banca senza essere una banca e, nel periodo più duro della pandemia e del lockdown, abbiamo funzionato così bene anche in un Paese come il nostro, profondamente arretrato sul fronte delle competenze finanziarie, che le banche hanno iniziato a incuriosirsi per una volta proattivamente rispetto al nostro modello di business. I semi della collaborazione sono gettati. E oggi possiamo essere l’abilitatore di questa domanda emergente di digitalizzazione che arriva dalle banche, grazie alla tecnologia proprietaria, al track record sviluppato sul campo e all’esperienza di un banking digitale disintermediato ed efficace, testato sul campo nei mesi duri delle restrizioni agli spostamenti e al contatto fisico. Il dado è tratto.
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