30 luglio, 2021

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Scritto da: Redazione Opyn

Effetto pandemia: materie prime alle stelle (economia reale alle stalle)


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Le chiusure e le riprese asimmetriche hanno causato aumenti a tre cifre e difficoltà di reperimento di tutte le materie prime, dall’acciaio, alla plastica, alla carta. Ecco perché continuerà a essere un problema almeno fino a fine 2021 (a dirlo sono i dati di Anima, l’associazione delle industrie meccaniche italiane) 

C’è un effetto collaterale della dinamica pandemica che ha un impatto pesantissimo (e continuerà ad averlo) sull’economia reale. È l’aumento vertiginoso dei prezzi delle materie prime determinato dai lockdown e dalle riprese asimmetriche.

Il lockdown in Cina e la scarsità di materie prime

In sostanza, quando la Cina ha annunciato a inizio 2020 la sua chiusura, sono iniziate a diventare scarse sul mercato le materie prime (ma anche i componenti, le parti elettroniche, e la chimica di base per l’industria farmaceutica: tutto ciò che normalmente viene importato dall’ex Celeste Impero in tutto il mondo). Non è stato un problema nell’immediato, perché a poche settimane di distanza anche l’Europa e poi gli Usa hanno chiuso per Covid. E dunque la domanda delle imprese è stata debole per un certo periodo.

La Cina è stata anche il primo Paese a ripartire e ha iniziato a domandare una quantità crescente di materiali per riavviare le linee produttive: l’acciaio per esempio, che è schizzato alle stelle, ma anche carta e plastica, che hanno sfondato i record assoluti di prezzo. Pian piano il mondo della produzione ha ripreso la sua marcia e la domanda è aumentata sempre più facendo lievitare le quotazioni. Anche perché l’offerta era scarsa, proprio perché le fabbriche era state costrette a rallentare, e la movimentazione nei porti poco efficiente sempre per effetto delle misure di lockdown. 

Tutto questo si è tradotto in una mancanza di disponibilità di materie prime e semilavorati che ha limitato l’incremento di fatturato e rallentato la produzione industriale in particolare in Europa (e in Italia).Gli effetti della scarsità di materie prime: l’aumento dei prezzi

Secondo la recente analisi Focus Materie Prime – l’osservatorio periodico di Anima Confindustria dedicato all’aggiornamento dei mercati delle commodity – il trend potrebbe rallentare a fine anno. Il che però non basta, perché i prezzi sono su livelli elevatissimi, spesso insostenibili per le imprese soprattutto se di piccole dimensioni. “Il continuo aumento dei prezzi delle materie prime avvenuto nell’ultimo anno non trova riscontri in nessun altro periodo storico”, ha detto il presidente di Anima Confindustria, Marco Nocivelli presentando il Focus. 

E in effetti guardando i numeri, si evince che nessuna commodity sia stata risparmiata dalle batoste del Covid: nel corso dell’ultimo anno, il petrolio è aumentato del 248%, orientando al rialzo sia i costi elettrici(+365%), sia quelli del gas naturale (+545%). Impressionanti anche gli aumenti dei polimeri: polietilene (fino al 160%), polipropilene (fino al 123%). Nel settore metallurgico (aumenti medi del 90%) spiccano lo stagno (+142%), il rame (+120%) e l’alluminio (+75%), mentre nel comparto siderurgico non si fermano gli eccezionali incrementi dei coils a caldo (+200%) e delle lamiere (+234%).

PMI: come fare a difendersi dall’aumento dei prezzi delle materie prime

È un fattore che nel next normal dovrà essere preso in considerazione nelle strategie aziendali. Che dovranno probabilmente puntare su una filiera corta – per evitare le difficoltà di approvvigionamento – e che dovranno fornirsi da produttori diversi, per non restare mai a corto di scorte. Nell’immediato però le aziende italiane hanno fatto il possibile per continuare a lavorare e per riuscire ad approvvigionarsi delle materie prime spesso la liquidità è stata determinante. Le soluzioni offerte dal FinTech per molte di loro si sono rivelate fondamentali per poter disporre della cassa necessaria a non perdere occasioni di compravendita sul mercato.

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