26 febbraio, 2021

6 min di lettura

Scritto da: Redazione Opyn

FinTech, cosa significa? La rivoluzione tecnologica della finanza


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Si sente sempre più spesso parlare di FinTech. Una parola entrata nell’uso comune per chi mastica di finanza: ma cosa significa? Partiamo dalla radice del termine stesso: “fin” come finanza e “tech” come tecnologia, in Italiano potremmo tradurlo con “tecnofinanza”.

La tecnofinanza – o FinTech – indica, letteralmente, l’applicazione della tecnologia alla finanza,per renderne i processi più snelli e personalizzare i prodotti in base alle esigenze dell’utente finale. La tecnologia rende possibile, inoltre, aprire nuovi mercati abbattendo i costi di gestione di diversi servizi e rendendoli accessibili a fasce più ampie di utenti.

Una FinTech molto famosa, il cui nome da solo basta a spiegare la portata rivoluzionaria della tecnologia applicata alla finanza, è senza dubbio PayPal, che rende possibile pagare i nostri acquisti online disponendo solo di un indirizzo email collegato al conto o a una carta di credito. PayPal nasce nel 1998, mentre il primo soggetto FinTech comparso sul mercato, il consumer lender Zopa, approda nell’arena competitiva nel 2005. La storia del FinTech è recente, ma le sue fasi evolutive sono state già diverse e i cambiamenti continuano a essere vorticosi.

Le origini del FinTech

All’inizio il FinTech è stato per le banche – a onor del vero per lungo tempo depositarie dell’innovazione finanziaria – vissuto con fastidio, poi osteggiato apertamente. Quando poi la sua onda lunga si è abbattuta con fragore sul sistema, gli istituti finanziari non hanno potuto fare a meno di guardarla con interesse e oggi, anche in Italia, provano a integrare l’offerta FinTech dentro la propria, attraverso acquisizioni di startup, con accordi di collaborazione o joint venture. Per la finanza si tratta di un’evoluzione dal significato dirompente. Quasi pari a quella che nel 1407 aveva portato alla fondazione del Banco di San Giorgio di Genova, considerato la prima banca dell’era moderna.

Il FinTech porta alla banca 2.0: ed è questo il suo valore. Qualcuno ritiene che la preistoria del FinTech si debba datare agli anni ’50, quando negli Usa venne lanciata la prima carta di credito Diners, antenata di ogni Visa e Mastercard. E in effetti se consideriamo il senso letterale: tecnologia applicata alla finanza, potremmo essere d’accordo.

Un’altra pietra miliare è il 1967 con la nascita dell’Atm a Londra e del sistema Swift che standardizza e automatizza le transazioni internazionali. Negli anni ‘80 compaiono i primi servizi di home banking, mentre alla fine degli anni Novanta, con l’arrivo di Internet, le prime forme rudimentali di e-commerce ed e-payment come la già citata PayPal.

L’anno di svolta per il FinTech

L’anno di svolta è  il 2008:  la Grande Crisi finanziaria trascina l’economia globale in un’agonia lunghissima e mina  la fiducia verso le banche tradizionali. E il FinTech, con tutto il suo contenuto di innovazione, disintermediazione, liberazione dell’utente dal sistema centrale, trova spazio per espandersi.

Qualche forma rudimentale di marketplace lending, settore chiave del FinTech specializzato nei prestiti, era comparsa sulla scena Usa negli anni ‘80: il riferimento è in particolare a  Quicken Loans – anche in questo caso nel significato del nome (“accelerare i prestiti”) c’è tutta l’essenza dell’azienda – che riuscì, grazie alla tecnologia, a velocizzare il processo di qualificazione per l’ottenimento di prestiti. La prima banca online supportata da Internet vede la luce invece nel 1996 (First Internet Bank, un nome anche questo molto evocativo).

Ma è solo nel 2005 che nasce, nel Regno Unito Zopa, la prima vera piattaforma di lending contemporanea; seguita, pochi mesi dopo, negli Usa, da Prosper e poi da Lending Club, SoFi, OnDeck, mentre nel 2015 arriva in Italia proprio grazie a BorsadelCredito.it.

Il FinTech oggi: un’opportunità unica per privati e imprese

Anche la crisi finanziaria attuale, come quella del 2008, porta in evidenza l’evidenza che il Re è nudo: individui che hanno bisogno di piccole somme per brevi periodi, tipicamente non trovano riscontro in banca.

E questo vale anche per le imprese:

  • meno di 600mila dollari per il mercato Usa
  • meno di 100mila per quello italiano
  • sono prestiti che non danno margine alla banca, ma  rappresentano un costo per cui la banca non avrà alcun interesse a erogare.
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Zopa e le altre piattaforme FinTech, tra cui in Italia BorsadelCredito.it è la prima e la principale che si occupa di prestiti alle PMI, vanno a rispondere a una domanda sempre più grande e impellente di finanziamenti perché possono sostenere piccoli prestiti per tempi brevi. Come? Grazie proprio alla tecnologia che da un lato accelera tutta la fase di analisi delle aziende, e dall’altro abbatte i costi di gestione e consente di mettere in connessione velocemente i richiedenti con finanziatori privati (o istituzionali), permettendo così di erogare un finanziamento davvero nell’arco di pochissimi giorni.

Insomma, le piattaforme FinTech, non hanno inventato niente. Solo migliorato grazie alla parte “tech” processi “fin” vecchi come il mondo. Il FinTech usa la tecnologia, che nel frattempo è diventata disponibile, per rendere tutto il sistema più efficiente e accessibile e ovviamente affidabile e sicuro. L’essenza del suo valore è questa.

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