25 agosto, 2017

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Scritto da: Redazione Opyn

Intesa Sanpaolo apre al marketplace lending: l’inizio di una rivoluzione italiana?

Intesa Sanpaolo ha stretto un’alleanza strategica con iwoca, piattaforma britannica di peer to peer lending per le piccole imprese. La notizia è di quelle epocali: per la prima volta una banca italiana apre al fintech e consente a una startup di finanza alternativa di vendere prodotti alla sua base di clienti: imprese di piccole dimensioni, ovvero con fatturati fino a 5 milioni di euro. Neva Finventures, la struttura di corporate venture capital di Intesa, è entrata anche nel capitale di iwoca, con un investimento di cui non sono stati resi noti i dettagli.

iwoca offre una struttura di credito flessibile a milioni di Pmi. La piattaforma, completamente digitale e presente in quattro Paesi (UK, Polonia, Olanda e Germania), si basa su una tecnologia che mette a fattor comune le informazioni dei clienti permettendo di approvare finanziamenti fino a 100.000 euro nei tempi rapidi tipici dei prestiti online – giorni, se non ore. Con oltre 25.000 transazioni dal lancio nel 2012, iwoca è diventata una delle principali start up Fintech che erogano credito alle Pmi in Europa.

L’ingresso nel capitale di iwoca – ha commentato Maurizio Montagnese, Chief Innovation Officer del Gruppo Intesa Sanpaoloè per noi strategico in quanto rafforza la posizione del gruppo Intesa Sanpaolo verso nuovi modelli di business e, in particolare, nell’ambito dei servizi finanziari digitali ad alto contenuto innovativo. Le sinergie industriali tra iwoca e Intesa Sanpaolo potrebbero essere rilevanti nei prossimi anni e permettere al Gruppo Intesa Sanpaolo di essere presente in segmenti di mercato che altre banche non presidiano.”

Certo, per le imprese italiane, ci sarà da aspettare ancora un po’: la tecnologia di iwoca sarà testata sui clienti dell’Europa centro-orientale prima di esporre l’offerta ad altre aree geografiche come, appunto, l’Italia. Si tratta in ogni caso di una buona idea alla quale, come BorsadelCredito.it ha spesso sottolineato, il nostro Paese sembrava almeno fino a oggi del tutto impermeabile. Intesa è una banca di importanza sistemica e che abbia aperto le danze è significativo: staremo a vedere se altri soggetti ne seguiranno le orme. Di certo, ci sarebbe un gran bisogno che l’esempio di Intesa fosse imitato da altri istituti di credito. Le ragioni sono note ma ci piace ribadirle.

La quota di sofferenze sul totale dei crediti delle banche italiane resta superiore alla media europea: dunque le maglie del credito per le PMI di piccole dimensioni sono ancora strettissime. Di sofferenze si è recentemente occupato il Risk Outlook della Consob: nel quale si rileva come al contrario di quanto è avvenuto in Spagna, la domanda di credito bancario si è ridotta in Francia e in Italia. Dati incontrovertibili: il sistema bancario italiano ha problemi strutturali ancora irrisolti e non è un caso che la Commissione Europea, nell’ambito del Semestre Europeo, abbia dedicato una delle (tante) raccomandazioni specifiche al tema del consolidamento dei nostri istituti di credito che non sono in grado di allocare il credito in maniera efficiente.

L’Italia non solo è tra i Paesi con minore disponibilità di credito in Europa, ma è anche quello in cui i già rarefatti finanziamenti bancari finiscono per lo più per tenere in piedi le cosiddette imprese zombie: imprese che allungano il proprio debito senza necessariamente generare utili. In una spirale viziosa infinita, in cui alle imprese creative di valore non viene dato credito né speranza.

Un sistema come quello del p2p lending, trasparente, basato sul merito di credito e volto per sua stessa natura alla generazione di alpha (perché il denaro viene erogato da investitori che ne traggono un rendimento), potrebbe invertire la rotta e ridare fiato all’economia – e in fondo anche alle stesse banche.

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