12 maggio, 2017

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Scritto da: Redazione Opyn

Ecco perché le banche non spariranno – se impareranno l’agilità dal FinTech

Questa è la lezione principale del FinTechStage: il Salone del FinTech, una due giorni intensa che si è appena svolta a Milano e che vi raccontiamo

 Il Fintech è destinato a esplodere in pochi anni, ma le banche non saranno spazzate via se sapranno capire il cambiamento e sposarlo. Questo concetto, oltre a essere una coscienza sempre più radicata negli addetti ai lavori, sta diventando specchio di una consapevolezza che (finalmente) aumenta intorno all’importanza e alla dirompenza del FinTech. Che settimana scorsa ha avuto anche la sua celebrazione – ormai un appuntamento fisso giunto alla terza edizione – in un evento milanese più unico che raro. Si tratta di FinTechStage Milan, il salone del FinTech in cui banche e startup, ma anche esperti, accademici, visionari, investitori, esponenti della politica, si incontrano per delineare le tendenze del settore, raccontare esperienze personali e indicare passi necessari per il suo sviluppo virtuoso.

L’evento, che si è svolto il 4 e 5 maggio al Talent Garden Calabiana, è dovuto all’iniziativa di Matteo Rizzi (prossima tappa, Atlanta, il 4 e 5 ottobre). Rizzi è un visionario, un manager poliglotta e uno dei massimi esperti europei di FinTech: nel 2004 ha fondato Swift, una società finanziaria internazionale dal cui nome deriva quello del codice usato per indicare l’Iban estero e nel 2008 è stato tra i patron di Innotribe, il braccio armato della prima società, per diventare infine nel 2013 partner di SBT Venture Capital, uno dei primi fondi dedicato esclusivamente a investimenti nel FinTech. Vive tra Estoril in Portogallo, Sestri Levante e la Francia, ma ritiene che “Milano possa giocarsi un ruolo nel far avanzare il FinTech e debba porsi l’obiettivo di diventare una delle città più smart d’Europa.”

Nella due giorni milanese si è discusso di molti argomenti. “Il problema principale dell’evoluzione del FinTech in Italia è il senso generale di paura di investire nel settore da parte da parte delle istituzioni, – così si legge nel documento conclusivo dell’evento – le banche sono progettate per prosperare sui processi dell’età industriale, ma l’attuale ambiente regolatorio e di consumo richiede loro agilità. Il messaggio ricorrente alle istituzioni durante la conferenza è stata una chiamata alle armi per diventare partner delle startup, da cui possono prendere ispirazione e idee e apprendere una cultura agile. Per rimanere competitivi e rilevanti in un mondo che sta sperimentando cambiamenti velocissimi, regolatori, istituzioni e startup devo collaborare attivamente.”

Tutti i business sono influenzati dalla tecnologia che è sempre più un fattore abilitante: la finanza non è da meno. Intelligenza artificiale, cloud, blockchain, ma anche Internet of Things e Big Data saranno sempre termini più ricorrenti nel mondo della finanza. E il trend è chiaramente delineato: “Le iniziative di open banking stanno spingendo le banche a ripensare i modi in cui usano i dati e rendono democratico lo sviluppo di prodotti e servizi dei 5 miliardi di persone che sono sottobancarizzate o del tutto non bancarizzate. Il passaggio è inevitabile da banking come servizio a banking come piattaforma.” Per questo le istituzioni finanziari devono essere pronte “a testare le innovazioni tech-driven, far entrare nei loro processi la metodologia delle startup, essere inclusive.” Anche alle startup FinTech il panel di ospiti non ha mancato di offrire la sua visione: “le startup devono scegliere istituzioni e investitori per scalare il business, scegliere un team capace e appassionato, pianificare globalmente fin dai primi giorni della value proposition e essere consapevoli del potenziale del mercato globale.”

 

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