18 luglio, 2013

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Scritto da: Redazione Opyn

Private Equity e Venture capital: non di sole banche vive un’impresa

La voce: “trovare soluzioni efficienti al problema del credito per le aziende italiane”, sembra essere finalmente entrata nell’agenda delle iniziative che il Governo intende affrontare. La spinta decisiva è arrivata dal ministro dell’economia Fabrizio Saccomanni, che è intervenuto lo scorso martedì ad un seminario sul tema “Credit Crunch”, organizzato dal Dipartimento del Tesoro e dall’Università Cattolica del Sacro Cuore in collaborazione con quella di Tor Vergata.

Il Ministro ha proposto di ampliare le possibilità di accesso al credito da parte delle aziende, affiancando al tradizionale canale bancario, una gamma di strumenti utili che possono supportare la ripresa dei finanziamenti. L’intento è appunto quello di coinvolgere altri soggetti nell’erogazione del credito, che non siano esclusivamente intermediari bancari.

Gli strumenti a cui ha fatto accenno Saccomanni riguardano in particolare il Private Equity e il Venture Capital. Queste forme di investimento privato nelle imprese possono affiancare, soprattutto in una fase delicata come quella attuale, i tradizionali canali di erogazione del credito, dando una spinta decisiva per favorire la ripresa degli investimenti a medio-lungo termine.

Tutti i tipi di imprese potrebbero beneficiare di un allargamento di possibilità di accesso al credito: sia le startup, che hanno bisogno di capitali per il lancio dei propri progetti; sia le imprese già sul mercato, che vogliono allargarsi, crescere e provvedere a un ricambio del management.

Supportare il rilancio dell’economia, affiancando alle banche strumenti come questi (ieri avevamo approfondito anche i vantaggi per le imprese derivanti da cartolarizzazioni e Credit Funds) con prudenza e trasparenza, è una soluzione che potrebbe avere un impatto molto positivo sul sistema del credito alle imprese. Il fatto che Saccomanni abbia parlato di incentivi e regole da allentare fa ben sperare.

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